BLOG

A Latina, gli specialisti dell'odontoiatria 
al vostro servizio

Chiama
Come si usa il filo interdentale?
Il filo interdentale è l’unico mezzo in grado di rimuovere la placca batterica dagli spazi interdentali.
Viene inserito delicatamente fra un dente e l’altro in modo da potersi adattare alla superficie interdentale dei denti contigui; una volta giunto a contatto con la superficie del dente, viene premuto su questa e rimosso verso l’alto in modo da trascinar via la placca batterica.Va utilizzato prima dello spazzolino in modo che quest’ultimo poi possa finire di rimuovere completamente la placca batterica che il filo ha snidato dagli “anfratti “interdentali.

Come individuare la placca?
Spesso la placca batterica si riconosce ad occhio nudo. Si annida al colletto dei denti o fra un dente e l’altro dove si può vedere una patina bianco-giallastra spesso associata ad infiammazione delle gengive che appaiono gonfie ed arrossate. Un metodo efficace per visualizzare la placca batterica è l’uso delle compresse rivelatrici di placca. Queste compresse sono costituite da un colorante che si salda alle sostanze della placca evidenziandole in modo molto netto. 

Come si lavano i denti?
Per pulirsi bene i denti è indispensabile l’uso dello spazzolino, manuale o elettrico. Dentifricio e colluttori sono degli ottimi ausili, anche se non indispensabili. Lo spazzolamento deve essere sistematico e riguardare tutte le superfici dentali. Per poter far cio’ il tempo necessario è almeno 4-5 minuti. I denti vanno puliti anche negli spazi interdentali e l’unico mezzo per farlo è usare il filo interdentale.

Cos’è meglio per sostituire un dente?
La perdita di un dente è sempre un evento che modifica in peggio l’equilibrio della nostra bocca.
A parte l’eventuale danno estetico, la mancanza di un dente determina una serie di fenomeni compensatori negativi a carico dei denti rimanenti. Lo spazio edentulo tende a chiudersi, il dente antagonista a quello mancante (il dente che “ci masticava contro”) tende ad estrudere (uscire dall’alveolo): la masticazione perde la sua iniziale armonia. Maggiore il numero dei denti mancanti, più ampie le modifiche descritte. 
Rimettere il dente mancante è quindi un rimedio necessario per evitare questo decadimento della bocca. Cosa è meglio per sostituire il dente? La domanda oggi si pone perché si è diffusa l’implantologia e quindi posizionare impianti (che sono le “radici”artificiali dei denti mancanti) è divenuta una metodica comune. L’implantologia è un’alternativa alla protesi tradizionale, quella che si appoggiava ai denti contigui allo spazio edentulo, che venivano rimpiccioliti e ricoperti per consentire il posizionamento di un “ponte”.
 La scelta fra queste due possibilità è demandata alla valutazione dello specialista che decide nel singolo caso quale sia la metodica con maggiori possibilità di successo e con il minor costo possibile (sia biologico che economico) per il paziente. Ogni caso è un caso a se’, ma esistono delle regole generali. Escludendo tutte le rare condizioni di salute generale compromessa (e di rifiuto psicologico irrazionale) che sconsigliano la chirurgia orale e che quindi devono essere trattate con la protesi tradizionale, negli altri casi si opta per quest’ultima quando i denti contigui allo spazio edentulo sono già di per sé candidati ad essere ricoperti. Non avrebbe senso allora posizionare un impianto vicino a denti comunque incapsulati che avrebbero potuto reggere un ponte tranquillamente. Al contrario,se i denti vicini al dente mancante fossero integri, sarebbe un costo biologico non giustificato limarli per costruire il “ponte”. Tutte le condizioni in cui l’implantologia richiede metodiche chirurgiche aggiuntive (ricostruzione di mascellari atrofici, per es.) vanno valutate attentamente per una possibile alternativa protesica non impiantare. Per contro denti con stabilità compromessa dalla parodontopatia, anche se integri, possono non essere buoni pilastri di ponte e la protesi supportata da impianti diviene la prima scelta.
Quando i denti mancanti sono numerosi, la scelta diviene ulteriormente più difficile perché l’alternativa si pone fra protesi fisse su base implantare e protesi mobili (ad appoggio mucoso,dentale o misto) quindi due risultati non propriamente sovrapponibili.
I criteri decisionali si complicano ulteriormente ed il fattore economico (il costo dell’implantologia e della protesi) diviene spesso discriminante.
Possiamo concludere ripetendo che la scelta finale di “cosa è meglio per sostituire un dente” è sicuramente demandata allo specialista che, essendo l’unico ad avere presenti tutti i criteri della decisione stessa, deve sforzarsi di chiarirli al paziente dopo averli valutati egli stesso con competenza, onestà e completezza.
 

L’apparecchio fa venire le carie?
La carie è una patologia di origine infettiva: la placca batterica, che aderisce ai denti, è la causa della carie ed in assenza di essa i denti non ne vengono colpiti. Tutte le condizioni che facilitano la presenza della placca batterica ed il suo accumularsi sulla superficie dentale favoriscono l’insorgenza della carie: fra queste in primo luogo annoveriamo la cattiva igiene orale.
Indubbiamente la presenza di apparecchiature ortodontiche fisse (i brackets od attacchi ortodontici) costituisce una condizione che facilita l’accumulo di placca per ovvi motivi meccanici, MA NON IMPEDISCE IN ALCUN MODO UNA BUONA IGIENE ORALE. E’ dimostrato che se il paziente collabora con una maggior attenzione e scrupolo all’igiene orale domiciliare, l’incidenza di carie è uguale in presenza o meno di trattamento ortodontico fisso. In caso contrario, le carie sono una complicazione possibile.
Proprio per questo si consiglia di completare tutte le terapie conservative e parodontali prima di entrare in cura ortodontica. E’ consigliato inoltre aumentare la frequenza dei controlli dell’igiene orale, praticando le eventuali sedute di profilassi, nel corso della cura. Se il paziente, nonostante questo attento monitoraggio, si rivela incapace di controllare la propria igiene orale in modo sufficiente, è consigliato interrompere la cura ortodontica stessa.
Bisogna ricordare che alcuni tipi di apparecchiature ortodontiche (le apparecchiature mobili) non essendo incollate ai denti, non costituiscono un fattore di rischio per la carie dentale e possono essere consigliate ai pazienti poco collaboranti.
Ho l’alito cattivo, da cosa può dipendere?
L’alitosi, se di origine buccale, spesso è causata da una cattiva igiene orale, fumo, alimentazione scorretta.


Lo sbiancamento fa male ai denti?
No, lo sbiancamento professionale non fa male ai denti; deve però sempre essere preceduto da una seduta di igiene orale e da una visita odontoiatrica volta a valutare la condizione di salute del cavo orale e dei denti.


L’uso del filo interdentale è sempre necessario?
Sì, è sempre necessario per la pulizia degli spazi interdentali. Nelle persone affette da parodontite può essere sostituito dallo scovolino interdentale. Esistono poi dei fili specifici per i portatori di protesi fissa come il superfloss o montati su forcelle per facilitarne l’utilizzo nelle zone posteriori.


Può la dentatura di un bambino andare a posto da sola con la crescita?
No, in nessun caso. Se esiste un affollamento, con il tempo peggiora e se c’è un problema scheletrico può complicarsi con la crescita.
A che età bisogna iniziare un trattamento ortodontico?
Dipende dalla gravità della malocclusione, a volte anche molto precocemente se esistono problemi scheletrici importanti o abitudini viziate (succhiamento del dito, difetti di deglutizione o fonazione ecc.). Si parla allora di ortodonzia intercettiva.
Una persona adulta può effettuare un trattamento ortodontico?
Assolutamente sì, previa valutazione clinica, radiologica ed estetica.


A che età devo far visitare mio figlio dal dentista la prima volta?
Tra 6 e 8 anni. Questo è il momento giusto per la prima visita.
A che età si deve cominciare a lavare i denti a un bambino?
Fin dalla nascita è necessario avere una corretta igiene orale. Prima che spuntino i dentini, dopo ogni poppata bisogna pulire bene le labbra del bambino per evitare ristagni di latte. Con una garza inumidita con acqua bollita avvolta intorno all’indice è bene pulire l’interno della bocca. In seguito esistono in commercio diversi tipi di spazzolini per pulire i primi dentini e la lingua. Abituare il bambino a lavare i denti prestissimo è anche soprattutto una questione di educazione all’igiene.
Che dentifricio devo usare per lavare i dentini di mio figlio?
I denti dei bambini vanno lavati almeno due volte al giorno con un dentifricio dal sapore neutro e ricco di fluoro utilizzato in quantità corretta.


È utile sigillare i denti dei bambini?
Le sigillature dei solchi dei molari permanenti prevengono la carie delle superfici occlusali. I primi molari permanenti erompono a circa sei anni nel cavo orale del bambino e sono i primi denti che vanno incontro a carie poiché spesso i piccoli hanno difficoltà a pulirli bene. L’efficacia della sigillatura si attesta attorno all’87% a tre anni e consiste nella chiusura dei solchi dei molari con delle resine. È poi necessario sottoporre i bambini a visite di controllo periodiche ogni sei mesi per valutare l’integrità delle sigillature.


Il dentista ha detto che ho una carie ma non ho dolore, è possibile?
La carie è determinata da batteri che colpiscono i tessuti duri del dente creando dei “buchi”. Quando è nelle fasi iniziali (a livello di smalto e dentina superficiale) non si ha alcun fastidio. Quando comincia a essere più profonda si avverte dolore al caldo e al freddo, sensibilità al dolce, dolore alla masticazione. Se la carie viene trascurata, il dolore diventa spontaneo e pulsante e aumenta in posizione supina; significa che il dente è distrutto sino alla polpa e la terapia per recuperarlo (se possibile) è più complessa e prevede certamente una devitalizzazione.


Può essere rigettato un impianto?
Propriamente si deve parlare di fallimento impiantare: infatti il cosiddetto ”rigetto” è un fenomeno biologico che è causato da reazioni immunologiche dell’organismo nei confronti di sostanze estranee che vengono riconosciute come tali dal nostro sistema immunitario. Invece i moderni impianti sono fatti di titanio che è un metallo dalle caratteristiche particolari che non determina alcuna reazione immunitaria da parte del nostro organismo. Al contrario, gli studi di Branemark hanno dimostrato che intorno agli impianti di titanio si verifica il fenomeno dell’osteointegrazione cioè una proliferazione delle cellule ossee intorno all’impianto stesso e l’instaurarsi di una connessione diretta sia a livello funzionale che strutturale fra l’osso e la superficie impiantare.
In alcuni casi (molto limitati in quanto il successo implantare raggiunge quasi il 95%) questa connessione fra tessuto osseo e superficie implantare non si realizza ed intorno all’impianto si sviluppa un tessuto fibroso che impedisce la osteointegrazione e la persistenza dell’impianto in bocca.Le cause di ciò sono prevalentemente l’uso di procedure chirurgiche non standardizzate da parte dell’odontoiatra, eventuali infezioni batteriche sopraggiunte, fattori di rischio propri del paziente (cattiva igiene orale, fumo, diabete, ecc.). Il fallimento implantare può manifestarsi immediatamente appena l’impianto stesso viene utilizzato e sollecitato dalla protesi, o a distanza di mesi o anni di permanenza in bocca. In questi ultimi casi la ragione più frequente del fallimento impiantare è la perimplantite, cioè una malattia infettiva simile alla parodontite che si sviluppa intorno all’impianto. Questo spiega perché il paziente che ha subito interventi implantologici debba sottoporsi ad un regime di controlli periodici molto rigoroso per prevenire e curare la perimplantite stessa.

Compilate il modulo di contatto per richiedere maggiori informazioni 

Chiama
Share by: